Intervista a Luciano Emiliani 2° parte [Fermenti]

Subcity-Fermenti-Virginia Marrone
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La seconda parte dell’intervista a Luciano Emiliani “uno di quelli che si trovano a pieno agio nei teatri come nelle piazze”: dalle Ombre ai Double-face prosegue le chiacchierata con Lucianino.

Luciano Emiliani, sulla soglia delle cinquanta primavere, è un artista in «continuo divenire», che ha iniziato involontariamente come pittore sui muri cittadini per diventare pittore su tela, poeta, attore. Stavolta ci incontriamo nel suo “angolino” personale in Via Principessa di Piemonte a Chieti per sentir parlare direttamente da lui del suo percorso.

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D: Prima di allora (prima delle ombre) già dipingevi? – R: Sì, già dipingevo la natura. – D: E queste tele? – R: Le ho fatte strada facendo!

 

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D: Questo double-face qui come si intitola? – R: Le tre mele. Questa la vorrebbero acquistare in molti, ma non gliela darò mai!

D: Sei anche un tecnico della materia!

R: Sì, sono molto bravo a lavorare il plexiglass. Ho iniziato senza starmi a fare la pippa mentale; vai, lavori, quando è finito il lavoro ti fai la domanda “Che cazzo è?” E lì continui ad inventare, perchè non lo sai manco tu!

Fermenti-Lucianino-Chieti

D: Tu credi esista una sorta di memoria collettiva?

R: Certo! Ma per comprenderla occorre la conoscenza del passato, la ricerca: vedo il mondo moderno come un uovo che ignora di essere stato fatto da una gallina e non crescerà mai.

D: Quindi a cosa serve, secondo te, la cultura?

R: Serve semplicemente ad evitare gli equivoci, come diceva Borges. A questo serve la cultura, altrimenti è facile fare il rifacimento di un rifacimento di un rifacimento di qualcosa che grandi uomini hanno già fatto prima. Tu ce l’hai dentro a livello cromosomico ma non sai esporla nella maniera migliore perchè non sai che la tradizione, come diceva anche Edoardo di Filippo, può essere anche trampolino di lancio.

D: Dunque lo studio del passato è fondamentale?

R: Certo che lo è, soprattutto per i ragazzi!

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D: Ma la scelta dei soggetti nel tuo caso da dove viene?

R: Nel caso dei double-face è improvvisazione pittorica, dove il colore è matematica. Basta che metti un colore e tutti gli altri vengono dietro; poi c’è il gioco dei complementari.

D: Queste forme vengono dal mondo onirico?

R: Assolutamente si! C’è un divenire, ma non posso dirti se c’è qualcosa di inquietante o no.

D: Perchè non partecipi spesso alle collettive?

R: Perchè devi trasportare i quadri ma nessuno ti da una lira, però comunque devi spendere qualcosa…

D: Più o meno quanto tempo ti ci è voluto a fare tutto ciò?

R: Questi te li porti piano piano, negli anni…

Luciano Emiliani - Chieti

Quest’opera bella grande, invece, è una di quelle che mi piace di più: sono io, si intitola Andando su di una stella, e rappresenta un episodio che mi è successo veramente, per un attimo ho avuto un’illuminazione e sono partito.

Qui ci sono io, quello con il pennello, che sono appena atterrato e passeggio sulla stella, no?

D: E invece dietro cosa c’è? Con tutte queste stelle e biglie?

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R: Questo rappresenta il momento in cui sono arrivato in mezzo alle stelle, e poco dopo sono atterrato. Questo lato quando lo vedi al buio diventa tutto fosforescente.

D: Uau! Ma questi quadri così complessi sono stati ideati per essere appesi al centro di una stanza oppure si appendono come quadri normali per essere rigirati di tanto in tanto?

R: No, non sono fatti per stare in mezzo a una stanza. Li rigiri semplicemente…

D: I materiali che utilizzi?

R: Colori a olio, plexiglass, cornici di legno che faccio io personalmente…

D: Le realizzi davvero tutte tu?

R: Sì, Sono obbligato ad essere anche un po’ artigiano perchè spesso se vai a parlare con gli artigiani non ti capiscono! Non esiste più, per esempio, il vero falegname; oggi con il macchinario si fanno solo linee orizzontali e verticali.

D: Quindi manca un artigiano?

R: Sì! Manca l’artigiano vero, manca la bottega.

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D: Riguardando queste foto mi tornano in mente tutte le tue esperienze con il teatro, i tuoi studi sulla tradizione e sull’interpretazione di Vola Vola (qualcosa a riguardo si è detto anche nella prima parte dell’intervista).

Da artista camaleontico e dinamico quale sei tu, con qualche bel punto fermo alle spalle ma nonostante tutto con una strada davanti da percorrere, che cosa consigileresti a un ragazzo che sogna di diventare artista oggi?

R: Di non credere a nessuno, solo a se stesso; di non sentire le puttanate degli altri, ma di discernere la critica positiva da quella negativa. Il giovane deve credere in se stesso, perchè ha ragione. Purtroppo gli si dice male spesso, perchè molti sono ignoranti: è chiaro, nessuno dice un cacchio! Le cose te le devi fare da solo.

D: Come si fa?

R: Ti devi trovare il maestro, che è colui che ti fa uscire fuori quello che hai; non è colui che ti tarpa le ali, quello è un assassino.

 Luciano Emiliani Chieti

Un particolare nell’”angolino” di Luciano Emiliani in Via Principessa di Piemonte, con sullo sfondo il dettaglio di una sua opera firmata.

Cos’altro aggiungere su Lucianino, se non che si tratta di una persona generosa e dall’instancabile ricerca di se’, un animale sociale che trova nella riscoperta quotidiana della bellezza il naturale accrescimento della propria, eterogenea opera?

Ricordo perfettamente le sue ombre, le stelle e le scritte sorprendenti, capaci di animare inaspettatamente superfici amene come recinzioni dei lavori in centro storico, muri, stradine asfaltate; queste invenzioni essenziali e ricercate chiedevano alla propria immaginazione di inventare una storia, liberando per un attimo i pensieri dalla grigia e monotona conformità urbana.

Oggi, potendo parlare a tu per tu con lui, sono felice di percepire la stessa identica, forte indipendenza di allora, la creatività vulcanica di un artista ora più consapevole del proprio ruolo e da più di vent’anni osservatore e sprone accorto di Chieti e dintorni.

Foto di Virginia Marrone

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Di Virginia Marrone

Impiegata museale precaria, ho dedicato i miei primi trent'anni a osservare e comprendere il mondo naturale e artificiale, a fotografare evitando scatti compulsivi e tag retorici, a lottare quotidianamente contro la forza di gravità. Nei momenti di rassegnazione ho approfondito lo studio della Storia dell'Arte e dei Beni Culturali denotando una fiducia spropositata nel mio Paese, spesso a corto di lungimiranza e buon senso. Prendendo spunto dalle energiche scodinzolate di Cico, felice di essere chiamato con venti nomi diversi, decido di raccogliere e condividere le numerose voci dei profumosi FERMENTI sparsi per l'Abruzzo.