Durante questo gennaio freddo come un cavallo morto ho messo mano a delle vecchie carte che trattano della vita e delle opere di don Ciambone, il Messia d’Abruzzo, nato e vissuto a Cappelle sul Tavo tra il 1866 e il 1889. Ho immediatamente elaborato un proto lemmario in ordine disalfabetico che ho desunto da documenti autografi del parroco che ha riordinato, reso riconoscibile al valgo e a volte “dialettizzato” gli elementi semantici riguardanti la sua funzione di pastore di anime nel piccolo borgo abruzzese.
Stozzare v. tr. | L’atto di deporre l’ostia sulla lingua del fedele.
Stozzo s.m. | È il frammento di ostia che il sacerdote rompe e poi stozza al fedele.
Stozzale s.m. | È il luogo dove giace lo stozzo dell’ostia durante la messa. All’epoca l’ostia giaceva silenziosa nella pisside, ma la notte la si poteva sentire urlare.
Mandrocchia s.f. | È la veste che indossa il sacerdote per evitare che gli schizzi di vino transustanzializzato faccino macchie sull’uniforme talare.
Mandrocchiare v. tr. | L’atto di porre la mandrocchia attorno al periplo del collo del parroco. Spesso è il chierichetto più incompetente a m. il prete che spesso per l’imperizia dà in escandescenza. In questo ambito è passato come detto popolare l’espressione pretesca: “Mango la mandrocch’ e che cacch’” per indicare una performance i cui risultati sono scarsissimi e molto al di sotto della richiesta.
Fantazzo s.m. | È il chierichetto. Il termine deriva ovviamente dal giuoco delle carte. Posto che Gesù è il re, la Madonna la regina e il prete l’Asso, il chierichetto è il fante della chiesa.
Perlazza s.f. | È l’asta d’argento che il prete espone nei giorni di festa quando non è in chiesa e scende al bar per misurarsi con i fedeli. All’estremità superiore c’è un globo traslucido da cui deriverebbe il nome. E’ un oggetto inestimabile giacchè al suo interno spesso ha sede una reliquia. La p. più famosa è in forza al prete di Guardiagrele. All’interno della boccia della detta p. dovrebbe esserci un frammento di mille lire appartenuto a Totò.
Vuotteca s.f. | Non è tanto il presbiterio o residenza del parroco ma la chiesa, intesa proprio come corpo di mura che qui diventa vera e propria bottega del prete.
Gnagnà s.f. | E’ la questua. Il prete durante la messa può chiamarla anche gnagnè, gnugnù, gnivì, gnovò, lullà, santinori, barabò, scurdica a seconda dei gusti e dell’emancipazione. Il termine sarebbe ludico ed infantile, al limite del discernibile, per confondere i fedeli e rendergli il versamento del gettone meno deprecabile.
Panca s.f. | Non è il sedile per più persone generalmente presente in ogni casa, ma il secchio segreto dove il prete versa il denaro della questua o gnagnà alla fine di ogni funzione.
Pancare v. intr. | E’ l’atto di contare il denaro presente nel secchio della questua, da qui l’espressione in uso tra parroci: “Mettere in panca”
Sbavalo s.m. | È un pezzo di carta moneta adoperato da un chierichetto che lo usa per asciugare le labbra del parroco dopo che ha bevuto il vino transustanzializzato dalla coppa dell’ostia in coda al rituale dell’eucarestia.
Paludone s.f. | È un marmo forato ripieno di acqua, benedetta ogni mattina con un rituale particolare, dove i fedeli possono intingere l’intingibile e procedere al segno della croce. Durante la festa del Santo Martino è d’uso di riempire il p. di vino e lo si mette a disposizione dei poverelli. In questo caso però non si benedice.
Drang s.m. | E’ la campanella della funzione che suona una volta all’inizio e due volte alla fine della stessa. In quaresima suona due volte all’inizio ed una alla fine. Quando entra il parroco suona una volta, quando il parroco si siede suona due volte, quando si alza suona tre volte. Sotto quaresima suona tre volte se il parroco entra, una volta se si siede, due volte e mezzo se si alza. Se il parroco inciampa la campanella suona una volta, se inciampa sotto quaresima non suona. Se un fedele si starnutisce o si soffia il naso Lu D. diventa La Sturm e allora tutte le suddette regole e norme si elevano alla potenza di sei. Se il fatto avviene sotto quaresima i fedeli si alzano e si allontanano in silenzio senza benedizione. Il prete può permettersi un biancosarti al bar del paese, ma al bancone senza sedersi al tavolo e senza rivolgere parola con nessuno.
Schianto s.m. | È la Croce, simbolo della fede cristiana per cui sul Golgota furono erette tre schianti, Gesù venne appeso ad uno schianto, i fedeli fanno il segno dello schianto. | Fare il segno dello s. è l’atto di proiettare la croce sulla parte superiore del corpo secondo i gesti edotti dall’ancestrale tradizione cristiana ma facendo grande fracasso, rumore, lamentandosi o minacciando di percosse il vicino di panca.
‘Mbesto s.m. | È Satana, il Diavolo, il Maligno. Viene raffigurato di solito con grosse corna e furiosi baffoni all’insù. E’ normale che ricordi il volto di qualche compaesano del parroco.
‘Mbestire o ‘Mbestialire v. intr. | E’ l’essere posseduto dal Maligno. Nel caso ‘mbestialisca un fedele, il parroco canonico può poco e in questi casi deve raccomandarsi ad un prete esorcista. L’armamentario del prete esorcista è: lu spruto (sacco di saliva santificata), l’alacre giambone (un finto crocifisso esposto per confondere Satana), lu sturmone (una valigia piena di denaro di piccolo taglio).
Sganascea s.f. | E’ il pulpito da dove il parroco macina, maciulla, sganascia i fedeli con gli strumenti dell’oratoria. C’è un detto del popolino che recita “Più il prete sganascia più il fedele s’accascia” da cui deriverebbe il nome.
Fiatolo s.m. | fiatola s.f. | È l’anima del fedele. Se il sindaco si occupa dei bisogni del cittadino, il prete si occupa della sua f.
Fiatella s.f. | È l’anima bella pronta a raggiungere il regno dei cieli depurata dei peccati dopo la confessione dell’estrema unzione.
Varanase s.f. | Grossa bestemmia espressa attraverso una delle narici o entrambe.
Varanasare v. tr. | L’atto di bestemmiare fulminatamente e senza senso attraverso una delle narici o entrambe all’interno del corpo della chiesa o della parrocchia, se avviene in monastero o cattedrale si dirà allora starnazzare soprattutto se il bestemmiatore ha una grossa papera in mano.
Varanasso s.m. | E’ il prete che deve officiare la messa in una chiesa o parrocchia dopo che qualcuno via ha varanasato.
Segazza s.f. | L’atto sessuale personale del prete che avviene regolarmente davanti alle figure sacre.
Barra s.f. | E’ l’altare.
Cuda s.f. | E’ il rosone.
Stocca s.f. | Il confessionale.
Fisso s.m. | Il confessato (ovvero il blocco dei peccati che sono stati confessati). Il procedimento del confessare è detto fissaggio mentre il confessato (ovvero colui che è stato confessato) si dice finissage (francesismo espunto dai Telemiti dell’Abbazzia di Speed, vicino Rouen).
Il paggio s.m. | Il sagrestano quando gioca a carte col parroco.
La paggia s.f. | La puerpera quando frequenta il parroco.
La paggietta s.f. | La nipote (o il nipote) della puerpera quando bazzica la parrocchia.