D’Annunzio, ancora tu? Storia di una lettera di Gabrielluccio nostro

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Nel polveroso e favoloso mondo dei ricercatori e degli studiosi di arte e letteratura è usanza nota scartabellare carte e documenti sepolti in qualche archivio o biblioteca sconosciuti ai molti.

Farsi gli affari di gente defunta da tempo

Parte cospicua del lavoro sta nel farsi gli affari di gente defunta da tempo, leggendo lettere e spulciando per benino il loro carteggio, tra gossip vintage e questioni lavorative; praticamente un universo tangibile di quanto ormai siamo abituati a gestire attraverso le nostre caselle di posta elettronica ed i nostri dispositivi mobili.

La lettera di Gabrielluccio nostro a New Orleans

Tutto assume un aspetto surreale quando grazie anche ai potenti mezzi tecnologici della nostra era vengo a conoscenza di una lettera, apparentemente inedita, di Gabriele d’Annunzio.

La notizia mi giunge inaspettatamente una sera qualunque chattando su Facebook con la mia amica Betty; mentre lei mi racconta di come la nonna del suo curatore a New Orleans sia in possesso di una lettera originale di Gabrieluccio nostro, rifletto sulla portata della cosa e di come sia praticamente impossibile per me sfuggire al poeta. Certo, potrei ignorare la cosa, relegarla in un angolo del mio cervello (file_under_d’annunzio è un grande imbecille- cit. Julius Evola) e invece … zac! Il sacro fuoco della ricerca, mi impone di indagare per saperne di più. Betty mi fa pervenire una copia digitale della lettera, la leggo e niente, è bellissima. La dimostrazione di come si possa riconoscere la grandezza dell’artista anche da una semplice lettera di ringraziamento.

Lettera originale di Gabriele d’Annunzio per Luigi Leonzi, prima pagina

Lettera originale

Sfruttando ancora il social, contatto la gentile signora Augusta di New Orleans che mi racconta come la lettera, datata 1927, sia da sempre un prezioso cimelio di famiglia e come sia stata portata in America dagli eredi dell’ing. Luigi Leonzi, podestà di Viareggio e destinatario della missiva. Continuo ad indagare e mi imbatto in un libro su Lorenzo Viani, noto artista viareggino amico ed estimatore di d’Annunzio. Oltre a riportare per intero la lettera, il libro reca la notizia che la stessa venne pubblicata su due giornali del tempo, alcuni giorni dopo essere stata inviata.

Lettera originale, seconda pagina

Lettera originale, seconda pagina

In biblioteca a Roma, alle prese con l’infernale macchina per la lettura dei microfilm inizio rumorosamente a sfogliare il giornale “Il Tevere”; poi passo alle ingiallite e polverose pagine del “Nuovo giornale”, riflettendo sul 1927, quando mia nonna Maria aveva appena tre mesi e la pubblicità della magnesia San Pellegrino era già in auge. In entrambi i giornali ritrovo gli articoli che riportano la lettera e che chiariscono l’occasione nella quale venne scritta. Grazie al libro su Viani scopro inoltre che la lettera riportata al suo interno, rinvenuta fra le carte dell’artista della raccolta Pepi, è stata pubblicata anche in un altro volume. Recupero anche questo testo e tra riproduzioni di disegni e lettere del pittore viareggino trovo la foto dell’ormai famigerata lettera. Telefono alla mano confronto rapidamente la lettera del libro e quella di New Orleans ed è evidente che non sono proprio la stessa cosa, la calligrafia e la firma di d’Annunzio lo confermano. Ripenso così a Viani, alla sua stima nei confronti di d’Annunzio e lo immagino copiare a mano la lettera pubblicata dai giornali per conservare la memoria e i pensieri che l’amico aveva riservato alla Viareggio tanto amata da entrambi.

Eppure non tutto torna…

La lettera dell’archivio di Viani nel contenuto è identica a quella di New Orleans, mentre quelle pubblicate sui giornali sopracitati presentano differenze più o meno vistose a causa di parole fraintese ed errori di trascrizione. Viani non avrebbe potuto copiarla dai giornali senza riportare le stesse inesattezze.

L’ipotesi è dunque che Viani vide l’originale da Leonzi e che il podestà stesso gli concesse il permesso di trascriverla o gliene donò una copia. Il resto è storia nota: la lettera originale seguì gli eredi di Leonzi in America e da lì è ritornata come fantasma digitale in chat su Facebook, per stuzzicare la mia curiosità, e via e-mail per raggiungere il Vittoriale, esattamente dove venne scritta 88 anni fa e dove verrà esposta. Ho contattato – sempre in chat- Giordano Bruno Guerri, direttore del Vittoriale, che riguardo alla volontà della signora Augusta di far pervenire una copia della lettera a Gardone Riviera ha dichiarato: «È stato un bel gesto, e ne sono molto grato» per poi congedarsi dalla nostra breve conversazione con un verso di Giuseppe Ungaretti, dedicato proprio a Viani, fornendomi così l’occasione di concludere l’articolo in maniera un po’ futurista, come piace a me.

Viani,

sarà bella la pineta

ma come ci si fa a dormire

con tanti moscerini e tante cacate

Lorenzo Viani, Nudi in pineta, 1908-1909

Lorenzo Viani-lettera-d'annunzio

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Di Federica Rapino

Accumula materiali e idee nella sua cucina-laboratorio. Scrive, rincorre Novecento (il suo gatto), si interessa di storia dell’arte e coltiva una insana passione per il riuso creativo e il fai da te. A proposito della sua laurea in Operatore dei beni culturali ama ricordare: “Sono operatore. Ma veramente, essere operatore, nel mondo in cui vivo e di cui vivo, non vuol mica dire operare. Io non opero nulla”(cit).