Francesco Colafella, autore di queste illustrazioni e di molte altre, ha incontrato Massimo Silvano, fan e amico di Ivan Graziani. Il nostro Colafella ha ricevuto in regalo questo pezzo, scritto su foglietti di carta svolazzante e trascritto dal nostro Francesco in cui Silvano racconta cosa era Graziani per i suoi contemporanei, e per gli amici.
Ebbene sì, come non ricordare con affetto e tenerezza quegli anni..
Quando facendo l’autostop o prendendo l’autobus di linea o un treno locale, raggiungevo il primo paesino d’Abruzzo di turno, che in occasione di una sagra o una festa dell’Unità ospitava il concerto di Ivan.
Non posso dimenticare la sua musica e soprattutto la sua persona, e si!
Io ragazzino davanti al palco ad ascoltare la sua musica, la sua chitarra, la potenza del Suono, la sua “pennata all’ingiù”: un Rock, il suo, che mi è sempre piaciuto definire “rustico”, vero, unico.
Ivan l’ho conosciuto di persona, e più volte mi ha anche redarguito paternamente per i miei eccessi e per la mia esuberanza durante i suoi concerti. Dopo un po’ di anni ho avuto il piacere di conoscere sua moglie Anna Bischi e i suoi due figli Tommy e Filippo, anche loro musicisti.
Ivan sicuramente era amato ed apprezzato dalla gente, ma anche da tanti suoi colleghi musicisti, che in lui ritrovano la genialità di un chitarrista poliedrico. Non si trascuri il fatto che Ivan stava per entrare nella PFM, ma lui, lusingato da ciò, preferì continuare a fare la propria musica. Collaborò comunque in quegli anni con Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Lucio Battisti.
E’ proprio Lucio a rimanere stupito da quel chitarrista straordinario, e alla fine del ’75 Ivan suona per lui nell’album “La batteria, il contrabbasso, eccetera” (Numero 1, 1976). Antonello Venditti lo chiama e lo vuole in tournée con lui nell’album “Ullalla” (RCA, 1976). Poi Battisti lo richiama, ed Ivan registra nel ’76 le prime versioni di “Amarsi un po’”, “Si viaggiare”, “Questioni di cellule”. Ma Ivan per “guadagnarsi la pagnotta” ha suonato ed arrangiato più di una sigla TV, anche per la “Raffa” nazionale…
I suoi esordi discografici risalgono al 1967-74 con il gruppo Anonima Sound: ricordiamo in quegli anni i brani “Parla tu” (1967), “Ombre vive”, “Girotondo impossibile” (1970), “Desperation” (1973), “La città che io vorrei” (1974), da solista. Dal 1975 al 1987 Ivan entra a far parte della NUMERO 1, la stessa etichetta della PFM, Adriano Pappalardo, la Formula 3, Lucio Battisti.
Nel 1975 partecipa alla registrazione dell’album storico “Chocolat Kings” e la PFM include nell’album il brano “From Under”, il cui testo è di Marva Janmarrow; sono gli anni del “Campo della fiera”, “Ballata per 4 stagioni”, e “Sei così bella”, dedicata ad Anna… sua musa ispiratrice, “I Lupi” (1977), “Pigro” (1978).
Scrive ancora per la Bertè, Patti Pravo, ma è da solista che raggiunge l’apice della sua creatività compositiva, con i due album: “Agnese dolce Agnese” (1979), “Viaggi ed intemperie” (1980), “Seni e coseni” (1980).
Nell’anno successivo registra il suo doppio live in vinile che, secondo me, rappresenta un ottimo documento discografico della sua capacità di “Rocker”; infatti era proprio dal vivo che emergeva in maniera chiara ed inequivocabile il suo talento, la sua grandezza, la sua originalità, la potenza, l’ironia e la sua strabiliante unicità…
In Italia la MEMORIA STORICA ha le gambe corte..! Persino la sua scomparsa nel 1997 passò inosservata…
Chissà perché?! Forse Ivan nel quadro “iconoclastico cantautorale”, era fuori!!.
In quegli anni per essere considerato un “cantautore” dovevi necessariamente essere impegnato politicamente, ed a Ivan della politica, non “fregava” un bel niente. Se non te ne occupavi in maniera dichiarata eri di destra, come accadde con Battisti… AH!!. Che Italia miope e provinciale!
E dire che nei testi di Ivan era presente la denuncia sociale, basti ricordare “Pigro”, “Il fuoco sulla collina”, “Motocross”, e tanti altri… Lui declinava questi temi in maniera diversa da un Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Claudio Lolli etc, etc, etc. Prendendo le distanze dalle mode, descrivendo in modo nuovo ed originale il malcostume, l’ atarassia mentale, la pigrizia. Ivan era un uomo libero!…
Persino la sua casa a Novafeltria, che io ho visitato, veniva chiamata da Ivan e Anna “La Locanda dell’orchestrale Smarrito”, ospitava regolarmente musicisti avventori provenienti da tutte le parti del mondo, che volevano condividere con Ivan la loro creatività. Anna racconta che Ivan era capace di seguire una sua idea artistica sotto la quercia che aveva in giardino, che lui chiamava Mafalda, o sulla scalinata anche per ore..
Ivan è stato un artista libero ed autentico, dipingeva, suonava, scriveva e disegnava fumetti. Frequentò l’Istituto superiore di Grafica e poi l’Accademia ad Urbino, la sua vena artistica traspare dai suoi disegni e dalla sua musica, “ma l’incanto continua” ancora oggi grazie ai suoi due figli Filippo e Tommy, che racchiudono nello sguardo la stessa scintilla poetica del padre.
Che dire… Ivan, mi manchi!!..