I Cuffiettari #1: James Noise fa ascoltare gli Zippo.

ZIPPO - I Cuffiettari
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I Cuffiettari, rubrica musicale d’ascolto attento. Il Cuffiettaro è innanzitutto quella speciale tipologia di squattrinato che, non potendosi permettere un impianto stereo adeguato alle sue voraci e puntigliose orecchie, sborsa 20 euro per acquistare un paio di cuffione con cui  dedicarsi ad un solipsistico e approfondito ascolto di musica. Il Cuffiettaro è anche quello che dopo aver spento lo stereo riporta in forma scritta i suo ascolti in maniera profondamente soggettiva e volutamente opinabile: da questo moto compulsivo deriva questa rubrica, raccoglitore dei testi convulsi di più Cuffiettari.

Un Cuffiettaro/a che si rispetti non verrà mai a menarvela con le sue teorie musicologiche o presunte tali ma si limiterà a stuzzicarvi, magari con argomenti pruriginosi e prese di posizione indisponenti, al solo fine di incuriosirvi e farvi ascoltare attentamente quella band, musicista o cantautore. Ascoltare e far ascoltare è infatti l’unica utilità, secondo la combriccola dei Cuffiettari, che si possa attribuire alle elucubrazioni mentali di un redattore musicale, tutte il resto è… 

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Gli Zippo, stoner metal europeo

 

I Cuffiettari #1: James Noise  fa ascoltare gli Zippo.

Il mio primo intervento come Cuffiettaro mi ha incastrato in un ascolto che mi turba da anni: Gli Zippo, heavy rock band arrivata al loro decimo anno di attività. Ogni volta che li rimetto in cuffia sti ‘uaglioni pescaresi mi ricordo il motivo per cui sono diventati persino profeti in patria, oltre che benerrimamente accetti nella scena Heavy-rock internazionale.

Ma mica stiamo qui per leccare culi al fine di ottenere album in regalo, quindi sturiamoci le orecchie e mettiamo su il primo disco, si perché in occasione del loro decimo compleanno mi son regalato il tempo per ascoltare la loro discografia completa: Ode to maximum (2006, autoprodotto), Road to knowledge (2009, Subsound Records), Maktub (2011, Subsound Records). Riassumerei questi tre album con un trittico di etichette di genere, di quelle buone per le catalogazioni nei negozi: stoner, prog-rock, psycho-metal.

Lo stoner sta a Ode to Maximum come la mascolinità sta ad un transessuale. In altre parole, questo disco è stoner, ma con delle gran belle tette. Il Long Play parte dalla virile cavalcata di Kid in the desert che fin dal titolo evoca uno stoner di Kyussiana memoria, con tanto di riffoni blueseggianti e granitico-muro-di-suono-che-ci-assale dopo che il barbuto Dave Straccione conta in quattro per dare inizio alle scorribande.

Arrivati ai 2 minuti e 40 secondi gli Zippo iniziano a spogliarsi, lasciando intendere agli orecchi in ascolto di aver corporatura ben diversa da quella immaginata. Le bretelline scivolano giù impudiche e lasciano intravedere quei gentili capezzolini progressive che saranno il leit motiv di Road To Knowledge. Ma, se siete degli amanti del topless, vi consiglio di ascoltare anche Tsunami Dust, che di stoner ha solo l’apparenza.

Il Progressive rock sta a Road To knowledge come un collant nero ad una bella coscia carnosa: la contiene e la valorizza. Ma poi cos’è il progressive? Dalla mia googlelata pare che definire il genere prog sia praticamente impossibile, o almeno arduo. In ogni modo sono tutti d’accordo nel dire che il prog fugge inorridito dinanzi alla forma canzone, approdando barzotto a strutture compositive classicheggianti, infatti una delle forme d’espressione predilette del prog è il concept-album. Basterebbe quindi affermare che Road To Knowledge è un concept-album tratto dal libro “Gli Insegnamenti di Don Juan” (Carlos Castaneda) per zittire i detrattori della mia equazione e, quindi, facciamocela bastare, risparmiando righe di testo per Maktub. In ogni modo, cari miscredenti, andatevi a sentire Mitote dal 4 minuto in poi, oppure le chitarrine-&-chitarrone intrecciate ai colpi bassi del 1 minuto di Chihuahua Valley e la vostra sete di sapere si placherà. Oppure, come Marzullo insegna, Ask yourself a Question:

Maktub invece è un’equazione con n incognite, e una sola certezza: i ‘uaglioni giocano al rialzo, alzando il volume e il livello della tecnica esecutiva album dopo album. Tra psichedelia, metal e math-rock questo disco è un viaggio verso le piramidi di Santiago, protagonista del romanzo L’Alchimista di Paulo Coelho da cui il long play è liberamente tratto. E se di viaggio si tratta, vi pongo all’orecchio un paio di tappe per raccontarvi il mio personale sentiero verso lo psycho-metal di questo album. Si, perché proprio di psycho metal si tratta, a mio avviso: metal psichedelico e calcolato, con punte di lirismo degne dei migliori album progressive, solco da cui gli Zippo muovono, dopo aver abbandonato lo stoner giovanile e assunto come conditio sine qua non della loro identità musicale il prog. Progressive psycho-metal? Man Of Theory è una delle n incognite che potrebbe dare una delle tante soluzioni alla nostra equazione: 26 secondi, 1 minuto e 40 secondi, 2 minuti e 26 secondi, 2 minuti e 47 secondi, 3 minuti e 45 secondi, 5 minuti e 16 secondi: si sto dando i numeri, la pura matematica, materia prima di Maktub.

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Di Andrea Di Nisio

Grafomane a piede libero. Dopo aver sfogliato tutti i Topolino di casa si dedicò al primo libro che gli capitò a tiro: Il Fu Mattia Pascal, un romanzo di de-formazione per un dodicenne come lui. Questa de-formazione lo convinse a cimentarsi con la scrittura: un paio di concorsi di poesie e poi i alcuni arditi racconti su CartaStraccia, fanzine underground. Ha scritto poi di musica per MusicClub e per Newsmag.it, di cronaca, cultura e attualità politica per PescaraOggi e CityRumors, due quotidiani web. E per il resto? Scrive contenuti per il web e cura blog aziendali.