L’ARCA, laboratorio per le arti contemporanee di Teramo, ospita al suo interno la personale di un grande artista internazionale, Enzo Cucchi. In un primo tempo la mostra del pittore doveva essere ospitata dal 4 luglio al 31 agosto, ma fortunatamente è stata prorogata fino al 12 ottobre, grazie al grande successo che ha ottenuto l’esposizione.
L’esposizione è curata da Giacinto Di Pietrantonio e Umberto Palestini. Inoltre le scuole medie superiori, grazie al supporto di laboratori didattici, studieranno le opere del pittore Enzo Cucchi e le tecniche di allestimento museale.
Cucchi è un esponente della “transavanguardia” come definiva Achille Bonito Oliva, critico d’arte, questa corrente artistica.
Verso la fine degli anni ’70 venne creata questa nuova definizione d’arte.
L’arte è creatività che deriva dall’artista il quale si fa condizionare dalla situazione che vive nel periodo storico e dalle emozioni che cercano sempre di trovare nuove strade per esprimersi.
Achille Bonito Oliva descrive così questa corrente artistica: “La transavanguardia ha risposto in termini contestuali alla catastrofe generalizzata della storia e della cultura, aprendosi verso una posizione di superamento del puro materialismo di tecniche e nuovi materiali e approdando al recupero dell’inattualità della pittura, intesa come capacità di restituire al processo creativo il carattere di un intenso erotismo, lo spessore di un’immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione”
Cucchi esprime liberamente attraverso dei simboli varie situazioni usando materiali differenti che prendono forma rivelando la sua interiorità.
“Se devo descrivere il mio lavoro, posso farlo solo in relazione al suo aspetto tecnico, ai materiali usati dato che spesso prima di cominciare non ho idee chiare. Per esempio posso parlare del gessetto che ho usato, delle sue misure precise, anche se preferirei ascoltare qualcuno che parla dei fantasmi che si ammassano attorno al pennello”
Cucchi nasce a Morro d’Alba in provincia di Ancona e si avvicina alla pittura come autodidatta, quindi libero dagli insegnamenti che ingabbiano la creatività e che confinano l’artista e la sua voglia di esprimersi all’interno delle regole.
Lascia la pittura per la poesia: riavvicinantosi alla prima arte dopo la metà degli anni ’70, conosce e lavora con Sandro Chia e Francesco Clemente.
All’inizio degli anni ’80 viene riconosciuto anche all’estero ed inizia a collaborare con le più importanti gallerie.
Le opere di Cucchi non sono confinate solo all’interno delle mura di gallerie, ma trovano spazio anche all’aperto come quelle collocate al Bruglinger Park di Basilea (1984), il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek, Copenhagen (1985), la fontana nel giardino del Museo Pecci di Prato (1988) e la Fontana d’Italia all’ingresso della York University di Toronto (1993).
“Se un’opera vuole definirsi come nuova allora deve contenere tutto il vecchio già prodotto, pensato, sofferto e digerito e, rifiutandolo, deve prodursi da quella cenere, che è solida però come fondamenta” sostiene Cucchi, ed in effetti, il nuovo deriva dal vecchio, la base è il vecchio.
Le opere esposte a Teramo sono basate sulla realtà teramana e contengono un linguaggio narrativo che dà loro voce. Alcune ceramiche son state realizzate, dall’artista, a Castelli.
“Non mi preoccupo dove va un mio quadro. Non faccio i quadri per mandarli in un luogo. Il quadro si fa per alzare il livello di civiltà che riguarda tutti noi”.
Riguardo ai teschi che realizza nelle sue opere.
“Si può parlare della vita solo attraverso la morte, camminiamo sopra la morte. Pensate quanti morti ci sono sotto terra, pensate quanti siamo noi vivi, al confronto niente, anzi quello che mangiamo viene dai morti. Il cimitero fa parte del mio paesaggio è una delle cose che conosco meglio, ho sempre vissuto in luoghi remoti dove il cimitero era la cosa più importante di tutte. Nelle campagne si trovano molto spesso dei teschi, si tratta di un’immagine non di un soggetto. Il mio cimitero vive. A Napoli, tra una compera e l’altra, le donne vanno a parlare con il teschio e non c’è nulla di drammatico. Cézanne dipingeva mele, i miei teschi sono le mie mele”.
Per Cucchi un quadro si deve fare quando se ne sente la necessità e si possono adoperare tanti materiali. Non resta che andare ad ammirare le sue opere a Teramo, Largo San Matteo, presso L’ARCA, Laboratorio per le arti contemporanee.