Terzo appuntamento, cari amici, con l’Ufficio per l’Abruzzo Immaginario. Questa settimana tratteremo di un mistero assai pregevole degli altipiani abruzzesi. Sarà capitato anche a voi, o per lo meno ai più avventurosi (lunga vita a costoro!), di scorgere nell’aspro paesaggio d’Abruzzo, cumuli di pietre dalla forma circolare. Non sono altro che i resti delle famose Caciare.
Caciara (indicazione storico-architett.) E’ assembramento di pietre che adeguatamente formato a mò di capanna dà riparo a pastori ed in genere a viandanti. ETIMOLOGIA Pare che il suo nome derivi dal fatto che in antichità era fatta di caciotte anziché di pietre. STORIA La sua valenza paesaggistica è inoppugnabile. Il Ministero dell’Inclinazione all’Architettura ha cercato di proteggerle con interventi adeguati ma, dall’evento sismico dell’aquilano del 2009, di C. in piedi non ne è rimasta nessuna. STORIA I pastori dei Monti della Laga scendendo a valle in periodo di transumanza adocchiarono certi fogli di progettisti pugliesi di Trulli di cui desideravano conoscere i segreti. Ne scaturì, come tradizione dell’epoca, una gran battaglia ricordata come Grande Scorzata del Foglietto Rubato (ca. 223 DC) dalla quale uscirono vincitori i pastori teramani e sconfitti i progettisti del Tavoliere. In questa maniera i pastori si impadronirono dello stratagemma architettonico del’Arco a Mensola che permette di posizionare le pietre in maniera adeguata per evitare una rovinosa franata. In precedenza i pastori usavano stallare durante le notti di pioggia al di sotto di alberi, stambecchi, massi, vipere e folti di giunchi. CURIOSITA’ Al giorno d’oggi il termine C. è quasi dimenticato venendo meno, come ricordato, l’oggetto a cui direttamente si riferisce. E’ rimasto però nell’uso comune il termine “Fare C.” intendendo il “Far baccano per motivi futili o inutilmente“. Effettivamente le antiche popolazioni pastorali dell’Abruzzo trovavano spesso da ridire sui proprietari di queste casupole abbandonate sui monti per quasi 8 mesi all’anno per cui nascevano dispute prodigiose che finivano spesso con digrignare di denti, lancio di sassi e pecore o addirittura sventricidio reciproco tra pastori, essendo quei duri scontri relegati ad un territorio montano dove spesso la legge civile non si poteva concretamente far valere contro la ferinità della legge dell’altura. Molti secoli dopo, nel 1581, si risolse la questione grazie all’intervento del Conte Attanasio Piccolomini, futuro Papa Sisto V, decretando che ogni C. dovesse essere numerata. Da qui la grande invenzione del numero civico tutt’oggi sfruttato nelle nostre città per evitare scontri delittuosi tra proprietari poco attenti per il possesso di edifici assai simili tra loro.