Scesi dal treno alla stazione di Porta Nuova vi ritroverete in una Pescara che nessuno vi ha mai raccontato: è la Pescara verace che si trova sulla sponda sud del fiume omonimo, distinguibile dalla sponda nord chiamata storicamente Castellammare Adriatico.
Scese la scale della stazione sopraelevata e lasciatala alle vostre spalle percorrendo il sottopasso, venite proiettati in uno scorcio di periferia spoglio ed estremamente anti-turistico ma, se avete deciso di leggere questo articolo, non penso siate di quelli che sono alla ricerca di paradiselli artificiali per turisti distratti dall’attesa della movida notturna, o mi sbaglio? Se ho detto qualcosa di sbagliato, vi prego di abbandonare la lettura di questo articolo e dedicarvi alla sezione eventi del nostro sito. In caso contrario o nel caso voi siate degli studenti di architettura, degli appassionati o degli ARCHITETTI, non tergiversate, attraversate la strada, lasciandovi la stazione alle spalle, e dirigetevi verso sinistra.
Dopo poche centinaia di metri troverete due rotonde, ignorate la prima andando dritti per la vostra strada fino a tenere la vostra destra, imboccando così la prima uscita della seconda rotonda. Ora vi trovate avanti un rettilineo che attraversa la brada vegetazione di periferia: pezzi di frigoriferi e avanzi di motori, lembi di sacchi neri da immondizia e arbusti vari, ostinati e selvaggi come solo certi quartieri sanno ospitare. Camminate sicuri per questa strada gustandovi il fascino del degrado e dell’abbandona, fatto? Ora alzate lo sguardo e vedrete uno strano cappello dalla circolarità sbilenca a coprire il capo di una costruzione squadrata di specchi: Massimiliano Fuksas ne è l’autore, e il suo ingegno ha dato il LA alla riedificazione di un’area decentrate di fabbriche e capannoni dismessi, luogo dell’immaginario. Questo progetto di riqualificazione è iniziato nel 2001 con la presentazione di “Porta Nuova 2000” alla Triennale di Milano, coinvolgendo, oltre all’architetto romano, Bohigas, Gregotti e Hahid: dopo dieci anni la zona presenta un’affascinante mescolanza di costruzioni ultramoderne ed edifici fatiscenti testimoni, insieme a voi, della lenta transizione verso la completa riqualificazione di questa area e del meraviglioso clima di tensione verso il contemporaneo che solo la giustapposizione di ere architettoniche così diverse tra loro può creare: un piccolo soffio di Berlino, a mio avviso.
La sede Fater realizzata da Fuksas vi meraviglia per gli spazi vuoti e tondeggianti della sua struttura che lasciano penetrare la luce sin nelle stanze più interne dell’edificio, poi vi stordisce con la leggerezza di quel suo movimento sbilenco fino a farvi percepire quel cielo lì sopra a due gradini dal marciapiede in cui sostate. Adesso staccate gli occhi dai “brutti scherzi” percettivi fuksiani, e proseguite il cammino verso il palazzo marrone, quello rotondo per metà e col piccolo porticato dalle colonne bianche, l’avete visto? Bhè, tornate sulla strada principale che porta nel suo nome tutto il sapore della periferia: Strada Comunale Piana. Se proseguirete verso destra raggiungerete il quartiere San Donato e la chiesa di San Gabriele: in pochi metri passerete dalla concezione architettonica di un’archistar alla necessaria e ingegnosa edilizia popolare, assaporando così il gusto dell’impuro accostamento fra il passato, il presente e il futuro di questa parte di città, il cui destino sembra scritto in questo contrasto.