Il fenomeno degli House Concerts è fortemente in ascesa, vuoi per la crisi della musica dal vivo con la successiva chiusura o riconversione di molti locali, vuoi per la ricerca da parte di un pubblico sempre più attento di un rapporto più intimo con gli artisti e la loro proposta musicale.
Per chi non fosse a conoscenza di questa particolare ed affascinante forma di intrattenimento musicale, l’House Concert è un concerto, di solito acustico o comunque con strumentazione ridotta all’indispensabile, organizzato a casa di qualcuno che ha messo a disposizione dell’avvenimento la propria abitazione; l’evento è di norma riservato ad un ristretto numero di invitati (dipende dalla capienza dell’appartamento) e l’accesso è acconsentito a chi ha prenotato più velocemente il proprio posto.
Artisti noti e meno noti si sono prestati a questo tipo di esperienza che si sta sempre più rapidamente diffondendo nel nostro paese, non solo per i costi ridotti (a chi partecipa è richiesto un contributo minimo) ma perché oltre alla possibilità di ascoltare della buona musica è possibile intrattenere un rapporto diretto con gli artisti in questione.
Ci parlano di questa nuova frontiera della musica dal vivo due musicisti ed appassionati di musica che hanno deciso di organizzare House Concerts nel nostro Abruzzo: Enzo Di Michele (EDM d’ora in poi) e Francesco Sabatini (FS d’ora in poi).
1. Ragazzi, com’è partita questa vostra esperienza?
FS – E’ stato per caso. Appartengo ad una comunità di viaggiatori (un hospitality network, di cui non faccio il nome perchè oggi è diventata un’attività commerciale e sarebbe come fargli pubblicità) ed a fine settembre/inizio ottobre del 2010 fui contattato da Jack Stafford, un cantautore inglese in quel momento basato artisticamente ad Amsterdam, che stava girando il mondo da mesi, facendo house concerts e trovando ospitalità tramite questo network. Mi propose di suonare a casa mia ed io accettai, perchè ero curioso di vedere che cosa ne poteva venire fuori. E così ho ospitato il suo concerto, a fine ottobre del 2010. E da lì è partito tutto.
EDM – Dimore Artistiche è un progetto che si è sviluppato intorno due punti, se vogliamo, a se stanti: il primo è quello contribuire all’ardua gestione economica dell’Ex Convento delle Clarisse di Caramanico Terme, gestito da Re.Te (Residenze Teatrali), associazione culturale della quale facciamo parte; il secondo, di matrice più profonda, è quello di riportare l’arte in tutte le sue più svariate forme (teatro, musica, reading, arti visive, cinema) alla portata di TUTTI, incuriosendo anche e soprattutto i più scettici.
2. Come decidete le location?
FS – La location è casa mia. E’ un appartamento in zona centrale (Pescara ndr) ed a dirla tutta non si presterebbe a questo tipo di eventi e posso ospitare concerti anche grazie alla pazienza dei miei vicini. Per me l’house concert è un evento di musica, di condivisione e di ospitalità e mi piace utilizzare il mio spazio domestico. Solamente in due occasioni ho organizzato concerti in case di altri amici: ma era d’estate e casa mia è troppo piccola per ospitare concerti quando fa caldo. Per me è come invitare amici a casa per una cena od una festa: e, infatti, invito le persone privatamente, aprendo l’evento anche ai loro amici. Uso facebook per semplicità: ma il concetto è il passaparola.
EDM – Le locations variano in funzione dell’artista e della forma d’arte proposta; essendo ognuno di noi un anello di questa rete, portiamo in grembo una serie di contatti ed artisti. Fortunatamente gli oste, come a noi piace chiamare chi mette a disposizione la propria dimora, estremamente incuriositi da questo progetto innovativo per la nostra terra, si fanno avanti per offrire il loro spazio. Sta a noi mediare le parti “oste ed artista” e scegliere la location magica che permetta la perfetta fusione d’animo tra tutti i partecipanti.
3. In che modo avviene il contatto con gli artisti e come si rapportano a questo singolare modo di proporre il live?
FS – Le modalità sono le più diverse. A volte vengo contattato tramite questo network di cui ho parlato sopra. A volte mi vengono suggeriti da amici o conoscenti. A volte ho invitato a suonare amici. Ma al momento si sta creando anche il passaparola tra coloro che sono venuti ed artisti disposti ad affrontare questa esperienza. I musicisti che fanno house concerts cercano tutti un contatto molto diretto con il pubblico, ma ognuno lo fa a suo modo, anche in base alla propria personalità; un po’ tutti, chi più e chi meno, parlano con il pubblico durante le esibizioni cercando di spiegare un po’ la loro musica oppure per intrattenere il pubblico: c’è molta interazione, tra chiacchiere, tra sguardi e sorrisi, nel silenzio ma anche tra ruomori inconsueti per un concerto come quelli della cucina, il citofono, i bambini che urlano giocando al piano di sopra, ma anche il vocio di chi rimane in balcone. Prima e dopo il concerto, gli artisti parlano con gli ospiti, a volte si esce insieme: insomma, è una situazione domestica nella quale, in genere, gli artisti si immergono al pari di qualunque altro ospite. Alcuni sono esigenti per il sound ed utilizzano amplificazione e mixer. Altri si calano di più nella dimensione domestica e suonano senza amplificazione. In qualche caso, poi, c’è anche un minimo di attenzione alla coreografia ed una volta (Lina Paul da Berlino) mi è stato chiesto di spostare un po’ tutti i divani per creare una propria scenografia.
EDM – L’artista ha il ruolo di mediatore degli stati d’animo; è colui che veicola attraverso la sua arte la magia che tiene uniti fruitori, artista ed oste. Noi contattiamo gli artisti spiegando il progetto e i nostri obiettivi, che sono assai distanti dalla canonica forma di rapporto tra musicista o artista e “committente”; cerchiamo di “scegliere” in primis coloro i quali colgono in pieno il progetto, ovviamente nel rispetto totale della figura dell’artista in quanto non solo hobby ma passione e lavoro; in secondo luogo teniamo conto di quanto sia difficile l’attenzione del pubblico verso quelle forme d’arte “non convenzionali” che Italia vengono valorizzate appena.
4. Come cambia il comportamento del pubblico rispetto ad un concerto in un classico locale?
FS – E’ sicuramente un pubblico più attento: chi viene, viene per la curiosità di ascoltare il musicista oppure per viversi l’esperienza del concerto in casa. Ci sono anche quelli che vengono per l’aspetto conviviale: per alcuni è come venire ad una festa privata o ad una cena. Io non chiedo mai nessun contributo all’ingresso e non si paga nulla: invito tutti a portare da mangiare e da bere per condividere il tutto con gli altri e chiedo di lasciare una donazione per l’artista. C’è gente che si impegna a portare bevande e leccornie di ogni genere. Ma ognuno è libero di fare quello che vuole e c’è pure chi non contribuisce in alcun modo, magari perchè non ha avuto tempo di portare qualcosa oppure perchè non gli è piaciuto l’artista. Io credo che questa sia una grandissima differenza con il pubblico di un locale: nell’house concert (organizzato in questo modo), il pubblico è parte attiva dell’evento insieme all’artista. Ne viene fuori un’interazione più rispettosa e quelli che vogliono ascoltare la musica si siedono un po’ ovunque sui divani, puff, amplificatori, sedie, per terra oppure stanno in piedi. Quelli che non sono interessati alla musica, si defilano in terrazzo.
EDM – Attenzione, intimità, rispetto, curiosità. Noi crediamo che la magia di una Dimora Artistica sia proprio questa: creare quel filo conduttore costante che lega i 3 attori del progetto (artisti, oste, pubblico).
5. Un concerto che siete stati contenti di aver fatto e uno che sognereste di proporre?
FS – Sicuramente sono stato molto contento di ospitare Duke Garwood, la scorsa estate ed a casa di un amico, in un momento particolare della sua carriera, che potrebbe essere giunta ad una svolta. Ma alcuni concerti sono stati molto belli per la qualità della musica o per la bellissima interazione con il pubblico: ogni concerto è un po’ una storia a sé e sono stato concento di avert ospitato tutti gli artisti. Sognare di proporre un concerto? Non so rispondere: è chiaro che ospiterei tanti artisti e band che mi piacciono. Forse mi piacerebbe non essere limitato: è chiaro che è difficile (quasi impossibile) ospitare band rock….. per questo mi servirebbe un posto più grande e magari più isolato.
EDM – Siamo relativamente freschi. La prima Dimora è stata memorabile; ritrovarsi con 20 estranei, fianco a fianco, prima e dopo l’evento, scambiarsi idee ed opinioni. Indimenticabile. Tanti sarebbero i concerti da voler proporre in futuro, ora posti nel cassetto, ma il nostro sogno attualmente è quello di riuscire ad avere lo stesso riscontro in tutte le future dimore inevitabilmente di entità diversa.
6. Come interpretate la crisi della musica suonata dal vivo nel nostro paese?
FS – Secondo me la musica dal vivo è in crisi in molti paesi. Da noi c’è una brutta congiuntura culturale ed economica e sicuramente la politica e la legislazione fanno la loro parte nel rendere difficile suonare dal vivo, sia per tutta una serie di limiti di ogni genere, sia per il sistema della SIAE che impone ai gestori di locali costi fissi che corrodono, fino ad azzerarli, i margini di guadagno per le band ed artisti emergenti. Penso, comunque, che da noi il problema principale sia la mancanza di curiosità: le persone vogliono ascoltare musica già conosciuta (magari per televisione) oppure musica che ritengono gli possa piacere. Al contrario, c’è pochissima curiosità ad ascoltare musica nuova e/o diversa rispetto alle proprie preferenze personali: ed è una cosa che vedo anche nei musicisti, che spesso mancano ai concerti. Questo sostanziale disinteresse rende molto difficile l’attività concertistica.
EDM – A nostro avviso questa crisi va a braccetto con la totale mancanza di interesse e scarsa cultura artistico/musicale; nel nostro territorio, non estremamente florido sotto quest’aspetto, fin quando prevaleva lo spirito di divulgazione a quello economico, qualcosa si muoveva. Ora i gestori, spinti da questo periodo economico incerto, sono posti a fare delle scelte, e molto spesso si predilige inevitabilmente la quantità alla qualità.
7. Riuscite a dare una certa regolarità agli eventi o incontrate delle difficoltà? Nel caso, di che genere?
FS – Dipende un po’ dai periodi. Nel 2014 la media è stato abbastanza intensa, direi di un concerto ogni 6 settimane e, nell’ultimo periodo, di un concerto al mese. Comunque, va bene così: non è assolutamente un lavoro e quindi nè voglio nè posso ospitare troppi eventi. D’altro lato, ci sono altri amici che stanno iniziando ad ospitare concerti in casa.
EDM – Il nostro obiettivo non è tanto la continuità temporale sistematica quanto il mantener sempre vivo l’interesse e la partecipazione al progetto.
8. Pensate di mantenere standard la formula o pensate a qualche forma di evoluzione?
FS – Per me c’è solo una formula: casa aperta a tutti gli amici ed ai loro amici, nessuna richiesta di pagamenti (nè all’ingresso, nè per contribuire alle spese), perchè alla fine è un concerto privato, un convivio tra amici e per amici. Vorrei spaziare il più possibile dal punto di vista musicale: anche se non è facile, vista la dimensione domestica. La possibilità di ulteriori forme di evoluzione dipende dal posto. Finchè organizzerò concerti a casa mia, va bene così.
EDM – La formula per noi è ben chiara e piuttosto dinamica e malleabile nel tempo (dobbiamo comunque relazionarci con persone sempre nuove e diverse). Essendo un’organizzazione piuttosto articolata, abbiamo notato che la miglior via è quella di cucire addosso alla dimora un artista, per poi partire con la divulgazione dell’evento, ovviamente su prenotazione.
9. Vi fermate ad artisti italiani o riuscite ad allargare la proposta anche ad artisti stranieri?
FS – Come ho detto ho ospitato diversi artisti stranieri: da Inghilterra, Olanda, Germania, Stati Uniti. In diversi casi ho ospitato artisti italiani che stanno realizzando i loro progetti musicali all’estero (i pescaresi Mui e Gaia Mobilij, il siciliano Carpa Koi) o che hanno avuto esperienze musicali all’estero. Ho ospitato artisti locali, ma tranne in due casi, sono tutti musicisti che suonano poco o niente in zona. In sostanza, preferisco dare uno spazio a chi non ce l’ha.
EDM – Ci piacerebbe molto poter coinvolgere artisti stranieri, e questo sarà possibile a breve sicuramente grazie alla fitta rete di nuove conoscenze e interrelazioni che si sono create anche grazie a Re.te (vedasi la nuova collaborazione con Art Monastery Project nel 2014 a Caramanico Terme)
10. Oltre la musica: Quali altre forme di intrattenimento che vorreste proporre alle stesse condizioni degli House Concerts?
FS – Ho già ospitato un breve spettacolo di danza classica indiana, di Mandira Improta (pescarese che adesso vive a Roma e che era appena rientrata dagli Stati Uniti): quella sera è stata anche l’occasione per condividere cibo indiano (ognuno ha provato a cucinare qualcosa di indiano o simil/indiano). Mi piacerebbe fare altre serate musicali invitando le persone a cucinare o a portare cibo straniero. Sono stato contattato più volte per fare teatro: ma al momento non sono riuscito ad ospitare nessuna performance. Spero di poter ospitare uno spettacolo teatrale o di microteatro, anche se non è assolutamente facile. In generale, sono aperto a qualunque tipo di performance che sia adatta al contesto dometico.
EDM – La massima divulgazione artistica in tutte le sue forme è il nostro manifesto. Attualmente abbiamo in serbo teatranti, musicisti, scultori, pittori, performer, registi, pronti a poter esprimere se stessi.