Un millenario mistero arricchisce l’Abruzzo, terra ricca, serena ed imperturbabile, culla e patria di personaggi apicali della storia dell’Uomo, ed uno di questi è Celestino V, il Papa del gran rifiuto, autore di uno dei colpi di scena più impareggiabili – nonostante il recente tentativo di imitazione – nella farsesca commedia umana.
Celestino V (voce personalità di spicco) Nasce Pietro Angelerio poi da Morrone. Eremita, Papa | Nasce in Abruzzo sotto il segno della Bilancia. La sua città d’origine arde nel cielo ogni pomeriggio tra le sette e le otto ed è visibile solo dalla vetta del monte Morrone, vicino Decontra. Pare che fin da piccolo convertisse insetti, tassi, volpi e marionette al culto religioso della cattolicità. Molte di quelle marionette sono poi diventate vescovi, arcivescovi, diaconi ed arcidiaconi ed alcuni perfino ministri degli interni alla corte dei D’Angiò. Poco altro si sa della sua vita prima dell’elevazione a soglio pontificio. | ANTEFATTI STORICI Dopo il furto con scasso e la conseguente sparizione di Niccolò IV il 4 aprile del 1292 i dodici cardinali dell’epoca si riunirono in conclave per designare il nuovo pontefice. All’epoca correnti e tensioni erano fortissime all’interno dell’apparato pontificio e a queste asperità va aggiunta la pesantezza del clima data la somma ingerenze del potere degli Aragona – all’epoca insediatisi in Sicilia per sedare i famosi Vespri – che avevano fatto in modo di porre alcuni Parassiti della Mente all’interno dei bloody mary che sorbivano i cardinali in vestaglia durante le fasi del conclave in modo da deviare le scelte dei santi uomini e di favorire il prediletto Orsini-Frangipani-Badoglio detto il Bombatacca, cardinale-diacono di Sant’Eustachio di Abwarts, sul quale gli aragonesi avevano scommesso con Carlo Martello mezzo chilo di fave assai fresche. Il tentativo di manomissione mentale fu però scoperto e per bonificare tutte le stazione di bevuta della Capitale – all’epoca il conclave dei cardinali si svolgeva all’aria aperta, sotto una o due frasche – il procedimento elettivo del nuovo pontefice venne sospeso per molti mesi durante i quali il popolo romano si sollevò giacché per loro le condizioni di vita s’erano improvvisamente esasperate senza la possibilità di poter approcciare il noto vinello dei colli presso le bottegucce beverine della Capitale. | PAPA L’eremita viene eletto Papa a sorpresa nel luglio del 1294. C’è chi afferma che il suo ruolo nella storia del medioevo sia marginale ma ad un attenta analisi scopriamo che egli in combutta con Carlo II D’Angio, Giacomo II di Aragona ed un asino della Giudecca si sia fatto artefice di uno dei tentati golpe più avvincente nella storia d’Italia. Come riporta Indro Montanelli nella sua Storia d’Italia a Cazzotti, sotto la tutela e la protezione dei D’Angio, Pietro da Morrone, diventando pontefice con il nome in codice di Celestino V, pone la prima pietra di un’architettura golpista che lo vedrà assoluto protagonista nel bene e nel male. A Roma C.V inizia subito una politica revisionista e con un Concistoro-Lampo espelle tutti i suoi avversari dai posti chiave dell’epoca inserendo poveri, mendicanti, venditori di liquori e uomini di fiducia dell’asino della Giudecca, tra cui ricordiamo Jean Le Moine, Pietro d’Aquila, Antonin Artaud e Averroè d’Isernia (che poi diventerà il noto pirata del lago di Campotosto). Riequilibrato a suo favore l’assetto politico della Capitale e dunque della cristianità, C.V passa all’azione rimodellando la struttura interna della Chiesa. Decapita consigli d’amministrazione, toglie scorte ai prelati, impicca chierichetti, fa finta di non conoscere il latino per costringere tutti a parlare in volgare oppure ad usufruire della lingua dei menocchi, ovvero un linguaggio di sua invenzione che utilizza solo lo strizzamento dell’occhio destro come codice comunicativo. Nell’aprile, afoso aprile, del 1294, dopo pochi mesi dalla presa del potere, scatta la fase due del golpe (detto il golpe Morrone) per cui la penisola italiana sarebbe dovuta cadere in mano alle bestie da soma. Tramite l’attivazione di agenti in sonno presenti in tutte le stalle e le porcilaie d’Italia, comincia un afflusso di armi per organizzare l’attacco in piena regola. Contemporaneamente C.V chiede l’ausilio di Carlo Martello per appendere un quadro e la collaborazione del futuro papa Bonifacio VIII per sopprimere proprio il futuro papa Bonifacio VIII in un cortocircuito spionistico che non ha eguali nella storia d’Italia. Parallelamente tutte le squadre di guardie svizzere presenti nella Capitale venivano spostate ad Ostia dove su di loro s’operava un’operazione spregiudicata di accoppiamento con degli struzzi portati direttamente dalla Cappadocia al fine di creare meschini guardarobieri dall’indole selvaggia e violenta. Questa torma sarebbe diventata il braccio armato, predatore e mercenario, che avrebbe avuto il compito di soggiogare gli eserciti occupanti di tutta la penisola e portare C.V al potere. Oggidì sappiamo che dietro al golpe Morrone c’erano gli americani, o meglio i nativi americani, i quali spingevano, forti del loro anonimato geografico, per la conquista di una predominanza sul Mediterraneo col fine preciso di schiacciare o sopprimere gli avi e tutto il ceppo familiare del futuro navigatore genovese Cristoforo Colombo, colpevole della colonizzazione delle Americhe prossima ventura e della loro sistematica schiavizzazione di massa. E’ però all’ultimo momento, proprio mentre le prime azioni irregolari stavano attuandosi, che avviene il colpo di scena, il golpe nel golpe: è lo stesso C.V, con una mossa a sorpresa, che ferma tutte le operazioni e costringe i suoi a silenziosa ritirata. Esposto alla ritorsioni di parecchi potenti e al discredito di tutte le bestie da soma del creato, è costretto ad abbandonare fraudolentemente il soglio pontificio e a riparare a Cadice, dove protetto e scortato da catafratti che verranno seppelliti nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, attua un sabba alla luce del sole al solo scopo di provocare la reazione di Dio che non frammezza tempo o lo eleva a sé nella gloria dell’alto dei Cieli. A tutt’oggi il golpe Morrone resta un mistero irrisolto della storia italiana e studiosi di tutto il mondo, si fracassano le tempie martellandosi con delle BIRO acuminate, che a loro insaputa, esporta in tutto il mondo, proprio un’azienda di Cadice, fondata dagli eredi di quel Celestino, propriamente la El Morrone Esquisito. L’unica cosa certa è che dietro questa oscura vicenda si nascondono giudici i cui volti sono occultati dal fitto velo della storia o, se volete, della controstoria. | IL DOCUMENTO Nel 1984, in uno scrittorio ligneo appartenente a C.V è stato rinvenuto fortunosamente (un frate, Fra Sario da Milone, stava cercando una scatola di viagra) un documento non firmato che pare possa essere il recitativo che avrebbe dovuto pronunciare C.V al momento dell’avvenuta presa di potere. Lo riportiamo per intero: “Amici di ogni dove, sfruttati vessati castrati da ogni forma di potere e contro potere, mi sono oggi arrogato il dominio di questa nazione per biascicarvi dodici parole prese a caso dal dizionario. Ascoltate, eccole qui: Bramino; Bergamotto; Sodalizio; Sdozzo; Chiarodiluna; Bisboccia (pausa) Ozzo; Carate; Peto; Guazzetto; Alambicco; Luccio; di nuovo Guazzetto; Sgranga; Granga e Garanga (pausa più lunga) Come avrete sicuramente capito le parole NON sono in ordine alfabetico. Se mai vorreste aiutarmi a mettere insieme il pranzo portatemi alle dodici di domani mattina una zuppa di piume d’oca e manitorce di fosso che devo farmi un ombrello. Micidiale per un uomo nel mio stato.” Il messaggio è stato decodificato nel 1986, ricodificato nel 1997, decodificato di nuovo nel 1998, scritto al contrario nel 1999 e poi lasciato sotto la pioggia fino al 2007. Da allora un gruppo di scienziati, con l’ausilio di un cannone parapsicologico trovato all’interno del Guerriero di Capestrano e puntato regolarmente verso l’aldilà, sta cercando di entrare in contatto con il deceduto Pietro da Morrone, allo scopo di avere delucidazioni a riguardo. Il progetto è finanziato dalla Comunità Europea | MORTE Come ricordato C.V muore a Cadice innalzato al cielo dalla hyubris tipica di chi sta operando un sabba e lo sta operando bene. C’è dubbio attorno a questo decesso. Alcuni dicono che C.V abbia giostrato l’evento a suo favore per tramutarsi in un intercettore spaziale e muoversi in lungo ed in largo nel continuum spaziotemporale, proietto imprendile dell’Eterno, fino a reincarnarsi nella tazzina di caffè che Michele Sindona sorbì nel supercarcere di Voghera nel 1986. Giù in strada un uomo esulta follemente: il Bari ha segnato.