Da piccolo ricordo l’estate come un periodo lunghissimo e, o la mamma o la vicina di casa, mi portavano al mare. La giornata era ben scandita: appena arrivati si va a raccogliere le telline, dopo ci si fa il bagno, poi si mangia una frutta, castello di sabbia, un altro bagno, gelatino e quando il sole si fa alto si torna a casa.
Ricordo di quel periodo la battigia, piena di animaletti marini che camminavano qua e là, ricordo le stelle marine e nei giorni più fortunati si poteva avvistare qualche cavalluccio marino. Si sentiva la vita. A distanza di 20 anni le cose sono cambiate, innanzitutto nessuno mi sveglia più per andare al mare, né mia madre, né tantomeno la mia vicina. Ora mi tocca pagare l’ombrellone, la frutta è stata sostituita da birra e patatine, le telline sono molto poche e quando il sole si fa alto mi addormento con le gambe al sole prendendomi ustioni di terzo grado. La battigia è diventata un cimitero e gli animaletti sono stati sostituiti da pezzi di plastica, cicche di sigarette e cerotti usati. Il fondale marino sembra il deserto del Sahara, ma che fine ha fatto la vita nei nostri mari? Tutti sappiamo che il più grande colpevole dell’ecatombe marina è l’inquinamento. I fiumi si sono trasformati in grandi autostrade di prodotti chimici che vengono in vacanza sulle nostre spiagge. Anni di industrializzazione selvaggia e di cecità da parte delle autorità hanno provocato l’inquinamento dei nostri mari, tutte le coste italiane hanno queste ferite.

Il mare di Pescara non è da meno, lo scandalo di Bussi e delle sue ex industrie chimiche riempie le pagine dei quotidiani, e il fiume Pescara silente per anni ha trascinato a valle i veleni che inevitabilmente inquinano i nostri corpi. Sono convinto che le autorità in materia stiano facendo di tutto per risanare la situazione, ma quello che mi chiedo è se non è ormai troppo tardi per metterci una pezza. Pensare ad un divieto di balneazione sulle coste abruzzesi fa molto male al turismo e alle persone, private della libertà di usufruire del mare nostrum. Ma far finta di niente non migliorerà la situazione: bisogna essere consapevoli dei rischi che si corrono e fare delle scelte coscienti. Emanare un divieto di balneazione per poche centinaia di metri di spiaggia non può essere rassicurante, il mare non è un organismo immobile e circoscritto, le correnti trasportano il bello e il brutto ovunque.

A questo punto la domanda è d’obbligo: “cosa pensa lagente’ riguardo questo argomento?” Sono andato in strada con la mia telecamera per ascoltare la loro voce. Confidando in un mare più pulito, vi una buona visione del video. Un saluto e… arrivederci alla prossima puntata.
LAGENTE puntata #4: Cosa pensa Lagente sulla balneabilità del Mare Nostrum?